In Campania i presidi provano a lavorare in Coordinamento

Sono diversi i presidi degli agricoltori in mobilitazione nelle diverse province della Campania. Diversi non solo perché nascono in contesti rurali diversi ma, anche, perchè hanno avuto dinamiche diverse nel modo come si sono sviluppati che li ha portati a mettere in campo metodi e strategie articolate e diversificate su come sostenere la mobilitazione.

Hanno in comune alcune caratteristiche e gli obiettivi fondamentali. Tutti sono istanze di partecipazione dal basso e spazi inclusivi animati da molti giovani agricoltori e allevatori. Gli obiettivi, simili, sono dettati dalla crisi agricola: controllo del mercato, garanzia dei prezzi, crisi economica, democrazia sindacale, difesa della terra e della dignità di lavorarla.

Se pur con percorsi diversi sono sempre in contatto fra di loro fino a condividere alcuni appuntamenti comuni. Fra questi, la doppia partecipazione a Roma, nella marcia dei trattori che li ha portati a Castel di Leva per sostenere la richiesta di apertura di un tavolo col Governo e l’assemblea del 28 febbraio alla Città dell’Altra Economia in cui è stata decisa la costituzione del Coordinamento degli Agricoltori e dei Pescatori Italiani.

Mentre stanno ancora arrivando le adesioni al Coordinamento nazionale e la discussione su come deve svilupparsi l’attività nazionale, intanto i presidi della Campania danno un primo segnale importante, decidendo di tenere una iniziativa comune nei prossimi giorni fra l’8 e il 10 marzo all’interno della Fieragricola a Caserta.

Il gazebo comune sarò la cornice e lo spazio entro cui approfondire i contatti e il confronto mentre domenica mattina, 10 marzo, dalle 10 terranno insieme un evento pubblico per spiegare e raccontare le ragioni della loro mobilitazione.

Cinque i temi principali su cui i presidi terranno altrettanti interventi, per altrettanti nodi critici su cui si sta avviando il dibattito nel movimento degli agricoltori alla ricerca di un programma condiviso su cui riorganizzarsi: le regole di controllo del mercato (contro la demagogia di un libero mercato che, in realtà, ha consegnato l’economia del cibo nelle mani della speculazione finanziaria e commerciale concentrandola in poche mani), la garanzia dei prezzi minimi al campo e alla produzione in modo da assicurare la remunerazione degli investimenti necessari superando la dipendenza dai sussidi ineguali, un intervento pubblico per la fuoriuscita dai debiti delle imprese (moratoria, abbattimento e ristrutturazione) dal momento che la natura dell’indebitamento delle aziende dell’agroalimentare hanno una diretta motivazione nel crollo generalizzato dei redditi, il riequilibrio fra lo sviluppo dell’impresa e la tutela ambientale (secondo i principi per cui sono gli agricoltori e i pescatori i primi custodi del territorio e dell’ambiente e la riconversione agroecologica va realizzata non contro le imprese contadine, gli artigiani della trasformazione e i pescatori artigianali ma con il loro pieno responsabile coinvolgimento), la democrazia della rappresentanza e la sburocratizzazione dei servizi (superando il monopolio della rappresentanza sindacale ad opera dei sindacati politicizzati vero vulnus per la democrazia e sgravando il sistema produttivo da una ragnatela di incombenze burocratiche anacronistiche).

Il confronto pubblico (ore 10 nella Sala di RIS Bufala presso la Fieragricola di Caserta) viene coordinato da un giornalista ed. alla fine, sarà commentato da due parlamentari campani, uno per la maggioranza (l’on.le Giampiero Zinzi della Lega) e uno per la minoranza (l’on,le Luigi Nave del M5S).

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