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Benvenuti nella Sala Stampa del Consiglio Unitario della Mobilitazione contro la crisi delle piccole e medie imprese dell’Agricoltura, dell’Allevamento e della Pesca 2025. Per essere inserito nella mailing list dei contatti stampa, scrivi a salastampa@statodicrisi.it

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Il Consiglio Unitario della Mobilitazione contro la crisi rurale è uno spazio libero, autonomo e indipendente nato per mettere in rete le realtà sociali nazionali, sovra territoriali e locali mobilitate contro la crisi delle piccole e medie imprese dell'agricoltura, dell'allevamento, della pesca, della trasformazione artigianale e della piccola distribuzione e impegnate ad avanzare proposte di Riforma per il suo superamento.

Il Consiglio Unitario della Mobilitazione contro la crisi raccoglie le esperienze dei presidi sviluppatisi in Italia nelle manifestazioni dei trattori messe in campo in tanta parte del territorio nazionale fra Gennaio e Marzo 2024, quelle delle diverse realtà di base e dei movimenti che nel tempo e negli ultimi decenni hanno condotto iniziative di critica e contrasto alla crisi imposta dalla globalizzazione neoliberista e quanti sono interessati alla Riforma  del sistema agroalimentare italiano ponendo al centro i diritti delle imprese al reddito, quello dei lavoratori alla dignità del lavoro, dei cittadini ad un cibo sano e nutriente ed alle comunità al rispetto dell'ambiente, delle culture del cibo di territorio.

Questa esperienza nasce su proposta del COAPI (il Coordinamento Agricoltori e Pescatori Italiani nato nel febbraio del 2014 con una assemblea alla Città dell'Altra Economia a Roma) dopo che lo stesso COAPI ha sviluppato fra il Marzo 2024 e il novembre 2024 la Campagna dei #99giorni per riaprire la speranza.

Il Consiglio Unitario della Mobilitazione 2025  supera ed allarga lo stesso COAPI comprendendo oggi un numero crescente di realtà locali e sovraterritoriali che, mantenendo la propria autonomia, si mettono in rete sulla base della condivisione di un documento posto alla base della Mobilitazione che fissa gli obiettivi generali delle attività e le scelte di metodo e organizzative assunte trasparentemente e su base democratica.

Uno degli obiettivi del Consiglio è quello di produrre l'Unità di chi lavora la terra e nel mare e la loro alleanza nella società con gli altri attori sociali sulla base della condivisione del progetto e attivando un processo partecipativo reale e inclusivo. Per questo il Consiglio pone grande attenzione allo sviluppo di processi di consapevolezza, alla pluralità delle culture e delle esperienze come valore dello stare insieme, alla condivisione delle decisioni e contrasta le pratiche dei personalismi sterili e delle divisioni che hanno condannato e condannano al fallimento ogni tentativo di dare vita nelle campagne all'unità di intenti fondamentale per sviluppare movimenti autonomi e credibili.

Il processo attorno cui si sta sviluppando l'esperienza del Consiglio Unitario si caratterizza, sul piano del metodo messo in campo, come il superamento della semplice, inevitabile e scontata protesta per le condizioni in cui sono ridotte le campagne e le marinerie italiane e prova a mettere in campo una proposta generale per uscire dalla crisi ricercando l'alleanza nella società sugli interessi comuni delle imprese, dei lavoratori e dei cittadini ad affermare la funzione sociale condivisa dei cicli di produzione, distribuzione, consumo del cibo e gestione dell'ambiente.

Tre sono gli obiettivi principali del Consiglio Unitario: mettere in rete le diverse esperienze degli agricoltori, allevatori e pescatori impegnati a resistere alle crisi per sviluppare una autonoma proposta per superarle, sviluppare una costante e capillare iniziativa di sensibilizzazione della società conducendo campagne di informazione verso l'opinione pubblica sulla natura della crisi e sulla necessità delle Riforme, impegnare la politica e le istituzioni a interpretare il cambiamento ed a invertire le scelte politiche che da quarant'anni, consegnando l'agricoltura e la pesca italiane al primato di un mercato senza regole, hanno prodotto rischi grandissimi per il Paese.

La Mobilitazione Contro la crisi rurale e delle marinerie si è avviata il 28 Gennaio 2025 ed avrà una prima tappa temporale strategica nella Manifestazione indetta a Roma, inizialmente per il 5 marzo poi, per consentire al meglio lo sviluppo delle attività previste, fissata per il 19 Marzo

OBIETTIVI    |     RICHIESTE    |     COSA È LA CRISI   |    LO STATO DI CRISI  |   METODO DELLE INIZIATIVE

Obiettivi

Tre gli obiettivi di questi primi 50 giorni di iniziativa del Consiglio Unitario della Mobilitazione:

1. Condurre una campagna di informazione e controinformazione verso l’opinione pubblica per spiegare i rischi e i costi per i cittadini se si compie il disegno di un’agroalimentare italiano senza agricoltori e pescatori; la consapevolezza dei cittadini è il primo presupposto per una alleanza forte
in cui agricoltori e pescatori sono i primi difensori dell’ambiente, del diritto al cibo e al territorio.

2. Collegare fra di loro le diverse esperienze che si stanno battendo contro le diverse crisi (economiche, sociali e ambientali) nelle aree rurali, nelle marinerie e nelle città in modo da costituire una rete stabile ed autonoma di iniziativa e di mutuo soccorso fra presidi, movimenti e realtà agricole della pesca che duri nel tempo e che, andando oltre la campagna per ottenere lo Stato di Crisi, si ponga obiettivi di Riforma dell’Agricoltura, della Pesca e del diritto al cibo

3. Ottenere atti straordinari ed eccezionali per tamponare le emergenze, evitare la perdita ulteriore di tessuto produttivo e invertire la tendenza all’impoverimento rurale; la Dichiarazione dello Stato di Crisi socio economico ne è il contesto politico, istituzionale e giuridico.

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LE RICHIESTE

Due le richieste al Governo Nazionale ed al Parlamento:

1) LE REGIONI CERTIFICHINO LE PROPRIE SPECIFICHE CRISI ADOTTANDO UNA DECLARATORIA CON PARTICOLARE RIFERIMENTO DELL'INCIDENZA SULLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE PRODUTTIVE E IL GOVERNO (CHE L’ANNO SCORSO HA AVUTO IL CORAGGIO PER LA PRIMA VOLTA DI APRIRE UN TAVOLO DI CRISI CON GLI AGRICOLTORI IN MOBILITAZIONE)  DICHIARI LO STATO DI CRISI SOCIOECONOMICO PER ASSUMERE AZIONI URGENTI E STRAORDINARIE
.
Queste le prime misure straordinarie necessarie:
.
 un intervento forte (moratoria, ristrutturazione e abbattimento) sull’indebitamento di sistema che pesa sulle aziende per effetto dei forti investimenti realizzati nel tempo non remunerati dagli andamenti di mercato e da crisi ambientali e speculative
 l’applicazione delle clausole di salvaguardia per bloccare le importazioni selvagge nelle filiere maggiormente esposte da azioni di dumping economico e sociale
 il potenziamento e l’articolazione delle misure già attuate dal Governo con il provvedimento del 12 luglio 2024, n. 101 integrandolo con criteri che definiscano in maniera realistica costi produttivi e il prezzo minimo garantito al campo e gli interventi di contrasto alle pratiche sleali
 la messa in campo di misure straordinarie di mitigazione e di soluzione di emergenze ambientali che colpiscono le aree rurali (siccità, pressione della fauna selvatica)
 un intervento di contenimento dei costi produttivi (input, carburanti, energia)

2) IL PARLAMENTO AVVII UN PIANO STRATEGICO PER IL SUPERAMENTO DELLE CRISI DI COMPARTO
DELLE AZIENDE PRODUTTIVE RILANCIANDONE LA FUNZIONE SOCIALE E APRENDO
UNA NUOVA STAGIONE DI RIFORME FONDATE SULLA SOVRANITÀ ALIMENTARE

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COSA INTENDIAMO PER CRISI

Tutti i dati raccontano l’agroalimentare italiano come un sistema ricco fatto da agricoltori e pescatori sempre più impoveriti. Il focus dell'iniziativa di mobilitazione sta qui: nel denunciare la gravissima condizione delle aziende produttive mentre l'agroalimentare dominato dalla speculazione e dalla finanza estendono i propri margini di utile.
Sono le aziende produttive quelle che pagano il prezzo della crisi. In venti anni hanno chiuso oltre il 50% delle aziende della pesca e agricole (meno 500.000 solo negli ultimi dieci anni). Del totale di 1,3 milioni chiuse, il 75% è in montagna o collina (con l’abbandono delle aree coltivate pari a circa 850.000 Ha in zone particolarmente vulnerabili dal punto di vista ambientale, idrogeologico e sociale).
Dati che se letti nel contesto Europeo sono ancora più gravi: mentre continuano a crescere le performance dell’agroalimentare italiano, crolla il reddito reale dell’agricoltura per addetto (Eurostat certifica che nel 2020 in Europa è aumentato in media di 2,8% ma in Italia è diminuito del 2,9%).
La chiusura delle aziende e l’abbandono delle aree coltivate comporta automaticamente la perdita di posti di lavoro. Sono ormai solo circa 175.000 le aziende che assumono operai agricoli (-7% in 5 anni) con i lavoratori che, per la prima volta dal 2007, scendono sotto il milione.
I dati più vergognosi sono quelli che documentano il crollo del valore aggiunto disponibile per remunerare gli investimenti delle aziende agricole e della pesca a testimoniare una profonda ingiustizia nei pesi delle filiere dove la fanno da padrone la speculazione finanziaria e la GdO, ISMEA ha documentato come in Italia su cento euro spesi dal consumatore per l’acquisto di prodotti agricoli freschi, meno di 20 euro remunerano il valore aggiunto degli agricoltori, ai quali, sottratti gli ammortamenti e i salari, resta un utile di 7 euro, contro i circa 19 euro del macro-settore del commercio e trasporto. Per i prodotti trasformati, che implicano un passaggio in più dalla fase agricola a quella industriale, l’utile della agricoltore si riduce a 1,5 euro pari a 2,2 euro, contro i 13,1 euro del commercio e trasporto.
Il Dumping sociale ed economico di cui è responsabile l’invasione di prodotti agroalimentari in maniera incontrollata, mette fuori mercato interi settori soprattutto dell’ortofrutta e dell’allevamento e svuota i marchi del made in Italy del rapporto con il territorio trasformando il cibo in commodity.
L’aumento dei costi produttivi e il peso di adempimenti burocratici sempre più asfissianti incidono
economicamente e sottraggono alle aziende tempo al lavoro agricolo.

Ma la crisi non è solo economica, è anche ambientale, sociale e di democrazia

L’abbandono delle terre e delle attività nelle aree interne porta non solo danni ambientali per tutta la
collettività ma pesa sulla condizione delle comunità rurali e delle marinerie che pagano direttamente il
prezzo della dismissione dei servizi (scuole, sanità, trasporti, reti commerciali….) alimentando
l’indebolimento del tessuto civile ed economico rurale e l’aumento di costi generali.
La crisi delle aziende agricole e della pesca è, sul piano sociale un rischio fortissimo per la Sovranità e la
Sicurezza Alimentare (anche per le importazioni di prodotti che usano metodi e sostanze da noi vietate) Se
si allarga la forbice fra la capacita dell’industria alimentare di esportare e quella del settore primario di
fornire le materie prime, si rendono le filiere dipendenti dalle importazioni si rende il Paese più fragile ed
esposto e si condannano a morte i nostri produttori.
Se la Sovranità Alimentare è il diritto dei Popoli a determinare il proprio modello di produzione,
distribuzione e consumo del cibo, senza agricoltori e pescatori lo stesso diritto al cibo è a rischio.

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PERCHÉ LO STATO DI CRISI

Nel mentre il Movimento denuncia la condizione generale della crisi economica, sociale ed ambientale indotta dalla condizione generale delle piccole e medie produttive dell'agricoltura, della pesca e dell'allevamento (l'ossatura del sistema Italia insostituibile se non a costo di grandi prezzi per il Paese, è chiaro ed evidente che i settori diversi e le aree territoriali diverse manifestano gli effetti della crisi con modalità differenziate sia dal punto di vista quantitativo che dal punto di vista qualitativo.

Alcuni settori ed alcune aree sono in maggiore sofferenza (fino a raggiungere livelli rischiosissimi in diversi casi sempre più estesi). Altri settori ed alcuni territori, in questa fase, reggono meglio sul piano economico se pure i rischi in prospettiva per diversi e diversificati motivi sono reali.

L'intervento sulla crisi che si richiede è un piano organico che, nel mentre interviene con urgenza in quelle aree e in quei settori sono a un punto di rischio avanzato o conclamato, predispone le condizioni per mettere in sicurezza quei settori e quelle aree che oggi sembrano reggere ma che potrebbero essere investiti da fattori esterni o dagli andamenti dei mercati da contingenze prevedibili in ragione dei fattori internazionali o dagli effetti di cambiamenti climatici e ambientali.

La richiesta di partire dalle Regioni chiamate a certificare e dichiarare le proprie crisi conclamate nell'agroalimentare e nelle aree rurali e delle marinerie oltre che a indicare le aree e i settori regionali a rischio, è la prima delle condizioni per attuare un piano di tutela delle imprese e delle comunità direttamente interessate.

Il ricorso alla Dichiarazione di Stato di crisi si rende necessario in quei casi in cui occorrono misure anche in deroga agli strumenti ordinari nazionali ma soprattutto Europi e Internazionali. La dichiarazione di Stato di Crisi Socio Economico è l’atto propedeutico e giustificativo per assumere misure straordinarie anche in deroga delle misure ordinarie nazionali e comunitarie finalizzate ad affrontare una emergenza, ad intervenire sui più urgenti fattori di rischio riportandoli dentro parametri gestibili.
L’emergenza va riconosciuta e dichiarata sia per utilizzare al meglio gli strumenti normativi nazionali finalizzandoli in un Piano Straordinario di Rilancio, sia in ragione della disciplina degli aiuti di Stato nel Trattatosul funzionamento dell'Unione Europea (TFUE, articoli 107 e 108) che, fra l’altro, dispone: “A richiesta diuno Stato membro, il Consiglio …… può decidere che un aiuto, istituito o da istituirsi da parte di questoStato, deve considerarsi compatibile con il mercato interno, in deroga alle disposizioni dell'articolo 107 o ai regolamenti di cui all'articolo 109, quando circostanze eccezionali giustifichino tale decisione.”
Gli atti per consentire le misure straordinarie sono in capo alle Regioni (che devono documentare le
crisi e richiedere le misure) ed al Governo Nazionale che deve assumerle anche contrattandole in
Europa. Uno degli obiettivi della mobilitazione è coinvolgere le istituzioni territoriali (i comuni)
perché siano adottate delibere ed atti istituzionali che investono Regioni e Governo ad adottare i
provvedimenti straordinari e portarli a Roma in una manifestazione unitaria e popolare.

E' evidente che, quando questo non dovesse essere necessario (come è il caso di iniziative sulla moratotriea, l'abbattimento o la ristrutturazione dei debiti) le misure e le azioni che dovrebbero entrare in una logica di piano straordinario potrebbero essere assunte in via ordinaria.

E' il caso di interventi sulla questione delle importazioni di prodotti senza "reciprocità sociale ed ambientale" ovvero realizzati con l'uso di metodi e molecole da noi vietati mettendo a rischio la salute dei cittadini o che producono danni ambientali significativi nei territori di origine o che non rispettino i diritti dei lavoratori impegnati nelle produzioni secondo standard paragonabili a quelli che le nostre imprese sono obbligate a garantire. In questo caso, per esempio, le importazioni di questi prodotti (anche senza scomodare leclausole di Salvaguardia che i trattati prevedono) possono essere invocate le procedure già previste dall'Organizzazione Mondiale del Commercio per cui possono essere applicati dazi che rendono meno possibile il loro ingresso nel nostro mercato.

Così, pure il Governo può (per noi si deve) intervenire perché ISMEA, che ha avuto finanziamenti per produrlo ma che lo ha fatto solo su un settore e con un esito fortemente contestabile dal momento che ha determinato soglie del 30% più basse dei costi veri delle imprese, realizzi quel piano di determinazione dei costi di impresa al di sotto dei quali i contratti di conferimento commerciale vanno considerati illegali  e può rendere automatico e d'Ufficio (ovvero senza la necessità della denuncia da parte degli agricoltori.

Insomma, serve un piano per rimettere al centro l'obiettivo della redditività delle imprese produttive a partire dal riequilibrio dei valori oggi tutti a favore della speculazione, dell'industria e della commercializzazione. Un obiettivo centrale per salvare l'agricoltura, l'allevamento e la pesca.

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METODO DELLE INIZIATIVE

La campagna di mobilitazione punta sia ad aggregare gli agricoltori, gli allevatori e i pescatori con modalità di manifestazioni localizzate e territoriali con l'ausilio di trattori ed altri mezzi di lavoro, sia a produrre iniziative rivolte a stimolare l'attenzione dell'opinione pubblica e al pieno coinvolgimento della societò delle istituzioni.

I presidi che si stanno costruendo hanno una funzione dinamica, mobili nel tempo e nel territorio in funzione dei diversi obiettivi che di volta in volta vengono messi in campo.

Cosi i presidi e le manifestazioni potranno essere realizzati in forme diverse e in funzione delle iniziative negli snodi stradali, in aree rurali ma, anche, nei pressi di centri commerciali, di mense scolastiche, dei comuni.

Particolare attenzione della mobilitazione viene rivolta alle istituzioni di territorio. Grazie alla Rete dei Municipi Rurali, il cui presidente del Tavolo dei Sindaci Francesco Aiello, sindaco di Vittoria, dopo che il Comune di Vittoria ha adottato la prima delibera di sostegno, ha lanciato un appello nazionale ai Sindaci di Italia per adottare delibere ed atti istituzionali a sostegno delle richieste.

Obiettivo del Movimento è di incassare delibere di sostegno dai diversi comuni delle aree rurali e tenere a Roma il 19 Marzo un evento Nazionale con la partecipazione dei Sindaci e delle comunità rurali per chiedere al Governo Nazionale il Piano Straordinario contro la crisi.

Allo stesso tempo in questa fase delegazioni di agricoltori stanno tenendo incontri con i prefetti per spiegare la situazione territoriale e sollecitare il Governo a convocare un Tavolo di confronto

In diverse zone di Italia gli agricoltori in presidio stanno chiedendo incontri alle Regioni per sollecitarle a compiere gli atti necessari a certificare la situazione regionale.

Il Movimento ha richiesto incontri con il Parlamento e la politica nazionale (le due presidenze di Camera e Senato e i capigruppo di tutte le forze politiche per sollecitarle ad assumere l'iniziativa ed aprire il confronto)

Il Movimento ha messo in campo tre giornate di iniziative coordinate (con un volantino comune e proposte comuni)  nei diversi territori su tre temi centrali su cui concentrare nel periodo fra il 19 Febbraio e il 19 di Marzo l'attenzione:

  • una giornata di iniziative rivolte ai consumatori
  • una giornata di iniziative in difesa dell'ambiente e contro lo spopolamento rurale
  • una giornata sull'alleanza fra cittadini, imprese e lavoratori

Infine il Consiglio Unitario ha messo in campo una raccolta di firme (sia on line che su cartaceo) di sostegno alla lettera aperta proposta dalla Rete dei Municipi Rurali rivolta al Presidente della Repubblica, al Presidente del Consiglio dei MInistri ed al Ministro all'Agricoltura con cui i cittadini chiedono alle massime cariche dello Stato di intervenire ed aprire il confronto.

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EVENTO DOVE DATA
CONFERENZA STAMPA
la manifestazione nazionale a Roma il 19 marzo e lo stato delle
iniziative del movimento
Roma
Città dell'Altreconomia
19/2/25
GIORNATE DI MOBILITAZIONE
NAZIONALE

per il diritto al cibo, sano, sicuro, di territorio ed a un prezzo
sostenibile e giusto
Interregionale 21-22
febbraio
GIORNATE DI MOBILITAZIONE
NAZIONALE

siamo noi i primi custodi della terra e del mare - no all'abbandono
delle terre
Interregionale 28
febbraio
1 marzo
GIORNATE DI MOBILITAZIONE
NAZIONALE

per l'unità di imprese, cittadini, lavoratori in difesa del diritto al
cibo, all'impresa ed al lavoro
Interregionale 7/8
marzo
MANIFESTAZIONE
UN PAESE SENZA AGRICOLTORI E PESCATORI NON È LIBERO E NON HA FUTURO
ROMA 19/3/25

 

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